La “Macelleria” del Passerotti fa parte di una serie di opere naturalistiche iniziate nel 1577 e documentate nella collezione Ciriaco Mattei dal 1603. Soggetti del dipinto, avente le stesse dimensioni delle opere “Pescheria” e “Pollivendole", sono due macellai che sorridono ad un ipotetico spettatore vestiti e delineati nella loro condizione di popolani, mentre sfoggiano con soddisfazione la loro merce: tagli di carne di diversi animali fra i quali cinghiale e coniglio, rappresentati nel loro aspetto più brutale, quello dell’animale scuoiato o sgozzato. Il grande realismo e particolarismo dell’artista riflette il suo rapporto col botanico e naturalista Ulisse Aldrovandi, e la sua curiosità per i dettagli di carattere enciclopedico riguardanti i vari tipi di bestie e le loro parti del corpo. Chiaro esempio di “pittura di genere”, quest’opera importa dalle Fiandre il gusto fiammingo per il soggetto umile, già recepito in ambito bolognese, e si pone come base per la formazione del Carracci.